L’area archeologica di Ferentium si trova a 8 chilometri a nord-est di Viterbo, su un vasto pianoro di trenta ettari in posizione spettacolare tra Montefiascone ed i Monti Cimini.
I resti monumentali oggi visibili, rappresentano una minima parte di quelli conservati ma forniscono una prima idea dell’importanza del sito. Una strada basolata, il teatro e le terme sono indizio di una vasta area pubblica, prospiciente il decumano, mentre numerose strutture medioevali sono visibili nei terreni esterni al parco.
Il complesso più grandioso e meglio conservato dell’area archeologica di Ferento è costituito senz’altro dalle imponenti rovine del teatro romano. Ancora oggi utilizzato, durante l’estate, per spettacoli teatrali. Ogni anno, infatti, si svolge a Ferento la stagione teatrale ed artistica che si articola in spettacoli di danza, musica, teatro e cabaret. Artisti di levatura nazionale ed internazionale.
Le rovine della città romana di Ferento si trovano su una lingua tufacea di forma allungata estesa una trentina di ettari, che si affaccia in modo davvero spettacolare sui torrenti Vezzarella e Acquarossa. La città era attraversata dalla via publica Ferentiensis, un’arteria trasversale che collegava la via Cassia con la valle del Tevere e che, passando per Ferento, ne costituiva il decumanus maximus.
Ferento romana nacque in seguito dell’abbandono dell’abitato etrusco di Acquarossa e assunse notevole importanza specialmente durante il periodo imperiale. La città venne fregiata del titolo di civitas splendissima, come ci ricorda un’iscrizione del II secolo d.C. rinvenuta nelle vicinanze. Ma è anche famosa per aver dato i natali all’imperatore Marco Salvio Otone, che regnò nel 69 d.C., nonché a Flavia Domitilla, la moglie dell’imperatore Vespasiano e madre di Flavia Domitilla Minore, Tito e Domiziano, entrambi imperatori di Roma.
Dopo le invasioni barbariche divenne sede di diocesi almeno dal VI-VII secolo. Con il successivo conflitto tra longobardi e bizantini per la città inizierà inesorabilmente un lento declino con conseguente calo demografico.
Nel corso dei secoli XI e XII Ferento sembra che si fosse organizzata in un’autonomia comunale con l’abitato che lentamente si era ripopolato. Ma il declino e la definitiva distruzione della città di Ferento avverrà nel 1172 ad opera dei viterbesi. Tale fatto sembra essere scaturito da continue rivalità tra i due centri sul controllo del territorio.
A seguito della distruzione di Ferento, una parte della popolazione si rifugiò in località “Le Grotte” (attuale Grotte Santo Stefano) mentre ad altri fu permesso dai viterbesi di trasferirsi presso la zona di San Faustino.
Per meglio evidenziare l’annientamento della città rivale, aggiunsero al leone di Viterbo anche la palma, simbolo di Ferento. Dando così origine allo stemma comunale viterbese che è ancora oggi così rappresentato.
Per Info:
L’apertura è gestita dai volontari ArcheoTuscia.
ORARI di apertura
dal 15 novembre al 15 marzo:
Stessi orari nei giorni e ponti festivi escluso 24/25/31 dicembre
Tel: 328.7750233
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