Parco Regionale della Maremma

Parco Regionale della Maremma

 
Il Parco Regionale della Maremma, noto anche come Parco dell’Uccellina, si estende lungo il tratto di costa compreso tra Principina a Mare e Talamone. E’ delimitato verso l’interno dalla ferrovia Livorno-Roma.  Ai quasi 9.000 ettari del Parco si aggiungono circa 8.500 ettari di area contigua.

Dal punto di vista paesaggistico l’area è ricca e suggestiva, caratterizzata da elementi geografici diversi. La dorsale dei monti dell’Uccellina con i 417 m di Poggio Lecci, l’ultimo tratto del fiume Ombrone, che separa la pianura alluvionale parzialmente bonificata, dall’area palustre della Trappola. La costa caratterizzata ora da lunghi tratti sabbiosi, ora da ripide falesie. Il Parco è stato insignito del Diploma della Comunità Europea.

 

Gli ecosistemi del Parco

 
La palude della Trappola costituisce uno dei più vasti lembi di palude salmastra della Toscana. Il sistema orografico dei monti dell’Uccellina è geologicamente costituito da calcari compatti e cavernosi nella parte settentrionale, e da formazioni arenacee a Verrucano nelle porzioni centrale e meridionale.
Per quanto riguarda i beni storico-architettonici, interessanti sono i ruderi del periodo etrusco-romano, rinvenibili nei pressi di Talamone e lungo l’Ombrone, e l’abbazia di S. Rabano, di epoca medioevale come le torri costiere.

Tra i monti dell’Uccellina e la via Aurelia è inoltre presente un’area occupata da attività agricole con seminativi, vigneti ed oliveti. Anche se non fanno parte della fauna selvatica, sono senz’altro da ricordare le tipiche vacche maremmane che, assieme ai cavalli semibradi, sono divenute uno degli elementi più caratteristici del paesaggio agro-pastorale della Maremma.

 

La Vegetazione

 
La vegetazione boschiva più evoluta è formata dai lecci (Quercus ilex). Nei versanti occidentali, sui terreni calcarei, troviamo la fillirea (Phillyrea latifolia), il corbezzolo (Arbutus unedo), il lentisco (Viburnum lentiscus), la lentaggine (Viburnum tinus). Sui terreni silicei sono presenti l’erica (Erica arborea) e la quercia da sughero (Quercus suber). Nei versanti orientali e settentrionali il bosco di lecci si arricchisce di specie come la roverella (Quercus pubescens) e l’Orniello (Fraxinus ornus). Ma anche di specie come il sorbo (Sorbus domestica e Sorbus torminalis), il biancospino (Crataegus monogyna), l’edera (Hedera helix) e la vitalba (Clematis vitalba). Nei terreni umidi e ombreggiati del sottobosco crescono ciclamini (Cyclamen hederifolium e Cyclamen repandum), asparagi selvatici (Asparagus acutifolius), liane (Smilax aspera).

Limitata è la presenza dell’alloro (Laurus nobilis), del carpino nero (Ostrya carpinifolia) e del cerro (Quercus cerris). Abbastanza comune un po’ ovunque quella dell’acero trilobo (Acer monspessulanus). Rara e localizzata sulle balze rocciose quella del terebinto (Pistacia terebinthus). In aree di macchia assai limitate, si può riscontrare la presenza di specie come il mirto, il lentisco, l’erica, il corbezzolo, la lavanda e la ginestra dei carbonai. Nel sottobosco è presente la dafne, l’arisaro, il cittino rosso e il pungitopo. Negli ambienti rocciosi si è sviluppata una macchia termofila formata da specie resistenti all’aridità. L’oleastro, l’euforbia arborea, la rarissima palma nana e la sabina marittima. L’aspetto esterno della degradazione della vegetazione arborea è rappresentato dalla gariga. In primavera, nella gariga a terra rossa, fiorisce una straordinaria varietà di orchidee selvatiche.